Chi mi legge da tempo si ricorderà la serie di post che pubblicai la scorsa primavera al ritorno dalla crociera nel Mediterraneo.
Chi mi legge da poco e ha voglia di documentarsi vada a cercarsi i post della serie "Fin che la barca va" e saprà di cosa sto parlando.
Chi non ha voglia di documentarsi sappia che, ad aprile scorso, io e Papucco ci regalammo una mini-crociera per festeggiare il nostro decimo anniversario di nozze. Per farlo avevamo accantonato per anni ogni euro che riuscivamo a risparmiare, ma veramente! In pura modalità formichine.
Se devo dire la verità la crociera non è mai stato uno dei miei sogni, ma il consorte ci teneva tanto... Entrambi suggestionati dalle innumerevoli repliche di "Love boat" che hanno costellato la nostra adolescenza siamo rimasti parecchio delusi da quella che si è rivelata la realtà.
Sì, bella la nave. Imponente, spettacolare con i saloni circolari e gli ascensori panoramici. Gradevole il fatto che di notte si viaggi e al mattino ci si svegli sotto un altro cielo, davanti a un'altra città da visitare, anche se aver solo una mezza giornata a disposizione per farlo è come prendere l'aperitivo e poi rimanere senza pasto. Infatti abbiamo deciso che, appena le casse casalinghe lo permetteranno quindi circa tra venti anni, dobbiamo tornare sia a Barcellona che a Palma di Majorca perché le abbiamo soltanto intraviste, non conosciute.
Per il resto l'impressione era stata di un trattamento più o meno alla pari di quello di un buon villaggio turistico - a dire il vero a Creta ci hanno trattati decisamente meglio e non abbiamo MAI dovuto aspettare i quarti d'ora per avere il latte caldo a colazione - con punte di pressappochismo impressionanti.
A parte il tragico sbarco quando, ormai saldato il conto a bordo, siamo stati abbandonati nel porto di Savona come eserciti di novelli Fantozzi, erano state altre le cose che ci avevano dato fastidio:
l'addetto alla camera che avevamo dovuto chiamare tre volte prima di avere l'aria condizionata funzionante e che, alla richiesta di sostituire il telecomando della tv che non funzionava aveva risposto "se non funziona cambiate canale dal pulsante della tv!";
i tempi di attesa epici per far colazione al buffet, che quando finivano i croissant, le posate o il caffè non venivano mai rimpiazzati prima di un quarto d'ora;
il fatto che, su una nave di una compagnia italiana, pochissimo personale parlasse la nostra lingua e ancora meno si esprimesse in un inglese comprensibile, costringendoci a ridicole sessioni di mimo anche per ordinare una bottiglia d'acqua;
il fatto che non siamo riusciti a riavere il braccialetto con il numero della camera per il Gormitone dopo che lo ha perso, a quanto sembra sarebbe stato fondamentale per riunirlo con i genitori in caso di emergenza mentre lui era al baby-club, ma dopo che ci hanno rimbalzato dalla reception al personale dell'animazione alla responsabile del baby-club fino al solito addetto alla camera di cui sopra abbiamo deciso che alla fine il diretto interessato il numero della camera lo sapeva a memoria e abbiamo lasciato perdere.
E poi, parlando con altri compagni di viaggio, abbiamo saputo di cessi intasati che sono rimasti tali per quattro giorni su cinque, di bagagli dispersi, di puzze mefitiche provenienti dallo scarico che non sono mai state risolte nonostante le richieste di intervento.
Per finirla di fare, al rientro, abbiamo scoperto che la torta a sorpresa che avremmo dovuto ricevere in occasione della prima cena su ordine della nostra amica titolare dell'agenzia di viaggi che aveva organizzato il tutto si era dispersa tra Savona e chissà dove e a noi non sono arrivate nemmeno le briciole.
Ma la cosa che mi aveva più stupito, e non in senso positivo, era stata l'esercitazione per un'eventuale emergenza, alla quale sei assolutamente - e giustamente - obbligato a partecipare appena quindici minuti dopo la partenza e che ho trovato assolutamente ridicola.
Per carità, le istruzioni in camera erano ben chiare: appena sentirete la sirena della nave fischiare con una particolare sequenza dovete immediatamente indossare il giubbetto di salvataggio e raggiungere il ponte indicato sulla porta della vostra cabina DA QUALUNQUE PARTE DELLA NAVE VI TROVIATE!!!
Al momento del falso allarme io e il Gormitino eravamo in cabina, Papucco e il Gormitone stavano giocando a basket sul ponte 12.
Abbiamo indossato i giubbetti e abbiamo raggiunto disciplinatamente il nostro ponte. Al terzo tentativo, a dire il vero, eravamo a bordo da un paio d'ore e non avevamo memorizzato la pianta della nave a sufficienza per far centro al primo colpo. Durante il tragitto nessuno del personale ci ha dato indicazioni. Arrivati a destinazione non abbiamo visto gli altri componenti della famiglia, l'ho fatto presente all'addetto alla sicurezza che ha fatto spallucce e ha detto "saranno dietro". Guardi, ho fatto presente, se mio marito non si vede significa che non c'è, si fidi! Mi ha cagato meno di zero. Ho pensato che vabbè, tanto è un'esercitazione... Comunque una volta raggiunto il punto di raccolta la priorità è stata una e una sola: mettersi in posa e sorridere davanti al fotografo che ti immortala mentre fingi di naufragare. Il provino della mia foto, che costava 14€ e che mi sono rifiutata di acquistare, parla molto chiaro in merito a cosa pensassi di tutta la manfrina.
Papucco e il Gormitone sono stati reperiti un quarto d'ora dopo, quando tutti eravamo stati fotografati ed era stata dichiarata chiusa l'esercitazione. Erano sul ponte sbagliato ma nessuno gliel'ha fatto notare.
Nessuno ci ha spiegato quale percorso seguire per eventualmente salire sulle scialuppe, nessuno ha pensato di darci una piantina con le vie di fuga, ci hanno soltanto messi in fila davanti a un cazzo di fotografo di bordo.
Poi vedo le immagini del gigante ferito a morte davanti alle coste del Giglio. Ascolto tutti i discorsi retorici e scontati sugli anniversari e le analogie con il Titanic, Giacobbo avrà già pronta una serie di venti speciali su Voyager, immagino.
E' che io quelle coste le conosco, erano le mie coste dei finesettimana toscani. Anche un bambino lo sa che intorno al Giglio ci sono gli scogli infidi, ti avvertono anche se vai a fare un giro in gommone che devi stare attento.
Ascolto le testimonianze di sopravvissuti, che parlano di una parte del personale che si è prestata per aiutare e salvare i passeggeri e di un'altra parte che ha strappato loro di mano il giubbotto galleggiante e li ha buttati fuori dalla scialuppa per prendere il loro posto.
Leggo del comandante che era già a sicuro sugli scogli prima di mezzanotte mentre la gente ha continuato tranquillamente ad annegare fino alle tre e mezza passate.
E penso che sì, effettivamente la Costa Crociere è una degna rappresentante dell'Italia, di come è ridotta adesso:
- pressappochista,
- arraffona,
- arrangiata,
- in mano a una banda di incompetenti.
E chi è a bordo e ha pagato una barca di soldi per avere la suite di lusso sul ponte più alto forse al momento sarà al sicuro dai cessi otturati e dalle puzze mefitiche degli scarichi, ma quando beccheremo lo scoglio vicino alla costa verrà a fondo con noi.
Anche perché sono sicura che i camerieri saranno ben contenti di strappar loro dalle mani il giubbotto arancione di salvataggio.
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